News Archives | Iannello Lia https://www.iannellolia.it/category/news/ Mon, 24 Jan 2022 09:23:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.7 https://www.iannellolia.it/wp-content/uploads/2020/09/cropped-favicon-32x32.png News Archives | Iannello Lia https://www.iannellolia.it/category/news/ 32 32 La bellezza si nasconde nelle sfumature https://www.iannellolia.it/la-bellezza-si-nasconde-nelle-sfumature/ Wed, 23 Sep 2020 16:39:40 +0000 https://www.iannellolia.it/?p=3381 “La bellezza si nasconde nelle sfumature” è una storia che, inaspettatamente, ha vinto un concorso.

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Nel 2015 ho scritto un racconto, in occasione di un concorso indetto dal Caffè letterario di Busto Arsizio (VA) che aveva per tema “La bellezza si nasconde nelle sfumature” e per il quale poteva essere presentato un racconto o una fotografia. Ho scritto una storia, per la prima volta nella mia vita e, inaspettatamente, ho vinto il concorso. Questo piccolo riconoscimento mi ha aperto una porta mentale: potevo essere qualcosa di diverso dall’ovvio, potevo essere persino “una che scrive” e persino “una che può vincere” e persino chissà che altro che ancora non so…sono uscita dal mio cliché.

E tu cosa ne pensi? Ci sono dei cliché da cui vorresti uscire? Ti sei mai sorpreso nello scoprirti bravo/a in qualcosa?

Se ne hai voglia, qui di seguito, puoi leggere il mio racconto. Magari ti farà pensare a quante volte, come Andrea, hai saputo vedere oltre; oppure potresti accorgerti di avere perso questo sguardo curioso e aperto sulle cose che ti circondano e provare ad esercitarlo di nuovo.

Andrea è il bambino che siamo stati, Stefania è la mamma che abbiamo paura di essere. In questo breve spaccato della loro vita ritroviamo pezzi di noi, due sguardi che colgono le mille sfumature della stessa realtà regalando a entrambi esperienze completamente diverse. Siamo un po’ Stefania, quando ci arrendiamo all’ovvio, quando semplifichiamo, quando rinunciamo ad osservare ciò che accade per un più comodo cliché. Siamo anche Andrea, ogni volta che non corrispondiamo alle aspettative, che i nostri ritmi sono diversi da quelli della media, che ci sorprendiamo a cogliere il bello e lo straordinario in uno scenario ordinario.

Storia di un bambino diversamente concentrato

“Sbrigati!! Sei sempre in ritardo, questa volta la maestra chi la sente!!…Ma glielo dico sai.. Lo dico alla tua maestra che è colpa tua.. che quella poi lo so già come mi guarda.. dai ti muovi? Ma che fai ti sei imbambolato? Sbrigati!!”. Stefania tira Andrea per un braccio cercando di fargli accelerare il passo. 

La strada da casa a scuola è breve, ma era la prima volta che la percorrevano a piedi: la macchina di Stefania era dal meccanico, una vera disgrazia per lei e un motivo di gioia per Andrea che poteva fare la cosa che più gli piaceva: osservare il mondo. Andrea era bassino per la sua età, tutti gli dicevano che prima o poi sarebbe cresciuto, di non preoccuparsi, ma in realtà a lui non importava affatto, anzi, la sua statura era un gran vantaggio: poteva osservare senza dare nell’occhio, poteva nascondersi sgattaiolando nella folla del corridoio della scuola per non essere notato da quei bulli della V°B, poteva (se tratteneva anche un po’ il respiro) nascondersi dietro Paola, seduta nel banco davanti al suo, quando la maestra li guardava per scegliere chi interrogare. Un giorno ha voluto provare a vedere per quanto tempo poteva rendersi invisibile in classe. Il maestro di musica lo aveva segnato assente e solo dopo due ore si era accorto della sua presenza. Andrea era incredulo “Ho i super poteri, ho i super poteri, sono l’uomo invisibile!!!!” si era messo a urlare.. ma il suo entusiasmo si era spento davanti alla nota sul diario che la mamma avrebbe dovuto firmare.

Stefania allunga il passo, vede un barbone ancora seduto sul suo letto, una pigna di cartoni del vicino discount. Tre gatti randagi gli miagolano attorno. “Dai Andrea, accelera.. e non ti sognare di avvicinarti a quei gatti pulciosi, ho visto come li guardi, guai a te!”. Il semaforo per attraversare è rosso, una donna cerca di vendere rose alle macchine e sul marciapiede due bambini giocano per terra “Zingari..”, sibila Stefania, ”Dovrebbero portargli via i bambini.. guarda in che condizioni li lasciano.. dai Andrea, non vedi che è verde? Attraversiamo!”. 

La scuola è vicina ormai, pochi passi e ci siamo, subito dopo la carrozzeria del papà di Mirko, il suo migliore amico. Passando davanti alla saracinesca Andrea rallenta ancora e con un gran respiro si riempie i polmoni fino a sentirli quasi scoppiare e… una manata sulla schiena lo fa tossire improvvisamente ”Andrea ma sei scemo??! Che fai?? Questa puzza è cancerogena, non lo sai che le vernici sono tossiche?? Butta fuori sto schifo…ma.. ma… dai che il bidello ci ha visti e ci fa entrare! Aspetti, aspetti ci siamo anche noi!”. Stefania e Andrea entrano di corsa nel grande atrio della scuola, la classe di Andrea è proprio una delle prime vicino all’ingresso, la maestra è lì sulla soglia, guarda arrivare Andrea e la sua cartella che sembra più grande di lui e gli sorride, dà un rapido sguardo a Stefania, che inizia a blaterare una serie di scuse per il ritardo, che Andrea è proprio impossibile, che è troppo lento e che lei lo ha detto alla psicologa della scuola che non è possibile che sia così lento a fare le cose, che sicuramente avrà dei problemi, sarà dis-qualcosa di sicuro, avrà uno di quei disturbi che vanno di moda ora e poi è troppo distratto e non la ascolta mai e…. una valanga di bla bla bla che la maestra Anna riesce a malapena a fermare con la scusa che oggi c’è il tema e non può fermarsi oltre, ma che se vuole la psicologa della scuola è in servizio e sarà felice di farle una consulenza. Stefania annuisce e si congeda, prende la direzione dell’uscita e con la coda dell’occhio vede la psicologa della scuola “Via via, fammi andare..”, pensa tra sé, “La psicologa della scuola non mi vedrà mai più.. quella biondina slavata, con quel sorriso irritante e la risposta sempre pronta.. quando le ho detto tutti i problemi di Andrea e di quanto è distratto ha risposto: signora, suo figlio non è distratto è…diversamente concentrato!…………..diversamente concentrato???? Ma mi prende per il culo? Ma che razza di psico-cazzata è?!” Stefania a quelle parole aveva girato i tacchi ed era andata via, non aveva voluto sentire altro.. quindi non ha sentito di come Andrea, quando non seguiva l’ordinario, era perché stava cogliendo …lo straordinario. Non aveva sentito Stefania di come suo figlio sapesse notare particolari e dettagli che sfuggivano ai più, era capace di vedere le sfumature che solo un cuore sensibile sapeva cogliere, non sapeva Stefania che quando Andrea era in silenzio, non era apatico e distratto, ma si stava perdendo in un ricordo, in un’ immagine, in un suono che con buona probabilità stava sentendo solo lui. Mentre gli altri erano presi a correre la vita, lui amava le soste per guardare meglio il panorama.

Cinque giorni dopo Andrea torna a casa con un bel voto da far firmare alla mamma, la maestra aveva corretto i temi e lui aveva preso “bravo”, proprio come Mirko e Alice, i suoi amici preferiti (anzi no, Mirko era il preferito, Alice era solo simpatica perché era una femmina). Stefania firma il voto e dice “..Meno male Andrea, allora forse  non sei dislessico”, Gli stampa un bacio sulla fronte e torna al pc. 

Andrea raduna tutti i suoi pupazzi sulla scrivania: c’è Spiderman, Batman, l’orso che gli ha regalato la nonna a Natale 5 anni fa e almeno 10 soldatini che erano dello zio Mario da piccolo e un giorno glieli ha regalati tutti quanti. Andrea si schiarisce la voce e, davanti al suo pubblico, inizia a leggere il tema. 

“Titolo: Il tragitto da casa a scuola, descrivo cosa vedo. Svolgimento. Oggi è un giorno speciale perché ho fatto a piedi la strada per venire a scuola e quindi ho visto tante cose bellissime. Proprio vicino casa, usciti dal portone, abita un signore con una barba che più lunga non si può, forse per questo la mamma lo chiama “barbone”, è il papà di tanti gatti che non hanno famiglia e lui li ha adottati tutti, questa mattina faceva colazione con loro, gli dava un pezzo di pane ciascuno e alla fine per lui non ne ha tenuto neanche un morso, perché i papà fanno così. Quando passi lì davanti è una gran festa di “miao” e di “prrr” e quel signore mi ha sorriso e aveva un occhio azzurro e uno marrone e volevo accarezzare un gatto ma la mamma non voleva. Poi a un semaforo c’erano due bambini per terra che giocavano con una cosa di legno un po’ arrotondata e con una punta sotto..e la facevano girare e girare e girare..il bambino più grande lo insegnava al più piccolo. Mirko mi ha detto che forse era una trottola, ma non lo so perché non ne ho mai vista una, a me piacciono tanto i giochi elettronici, ma se domani li vedo ancora lì glielo chiedo se mi fanno giocare con loro e mi insegnano anche a me. Poi sono passato davanti alla carrozzeria del papà di Mirko e lì mi piace tanto perché c’è quell’odore che aveva il nonno che faceva il carrozziere pure lui e quando lo abbracciavo la sera sapeva di vernice. Poi il nonno è andato in cielo perché la mamma ha detto che aveva i polmoni con troppa puzza di vernice dentro, ma  io quando passo da una carrozzeria sento “profumo di nonno” e quindi respiro forte perché mi viene quel ricordo di quando lo abbracciavo la sera e mi piaceva tanto. Ho visto anche la mamma per tutta la strada, era proprio davanti a me perché lei è alta, ha i passi lunghi e cammina veloce, aveva un braccialetto con tante pietre trasparenti che mentre il braccio andava avanti e indietro le pietre con il sole facevano tanti piccoli arcobaleni che si riflettevano dappertutto: per terra, sulle vetrine, ne ho visto anche uno su di me e ho cercato di prenderli ma era impossibile! Era bellissimo e sembrava una magia.”  

Andrea chiude di botto il quaderno: “Finito, ecco qui, vi è piaciuto?” sorride soddisfatto guardando i suoi amici sulla scrivania. La mamma entra all’improvviso: “È ora di cena, metti via questo disordine, giochi ancora con i pupazzi? Prima o poi li faccio sparire guarda come sono ridotti …dai ti aspetto di là”. 

La mamma esce, Andrea osserva i suoi pupazzi che non sono giochi, sono i suoi amici, Spiderman e Batman non sono rotti (come dice la mamma) perché a uno manca un braccio e all’altro un pezzo del mantello, ma sono eroi feriti per difenderci dal male, l’orso di nonna non è rovinato e consumato da buttare, ma un peluches che porta i segni di quanto è stato amato. 

Forse lo sguardo di Andrea coglie solo le sfumature della vita, scruta tra le pieghe della realtà per cercarne il bello, fruga nel cuore e arpeggia con le emozioni. 

Non è un modo di raccontare la vita.  Questa, per Andrea, è la vita. 

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